Neve dopo metà marzo? Ci sono possibilità che accada anche in Pianura


di  Redazione, 10-03-2025 ore 13:30      Condividi su facebook  Condividi su whatsapp  


Il mese di marzo è tradizionalmente considerato un periodo di transizione tra l’inverno e la primavera, ma quest’anno il quadro meteorologico potrebbe riservare sorprese invernali tardive. Con il progressivo avanzare del mese, i modelli meteo iniziano a suggerire un possibile ritorno del freddo, con scenari che potrebbero portare persino la neve in pianura su alcune regioni italiane.

Perché potrebbe nevicare dopo metà marzo?

Il principale indiziato per un colpo di coda invernale è lo stratwarming, ovvero il riscaldamento anomalo della stratosfera sopra il Polo Nord. Questo fenomeno, già attivo nelle ultime settimane, potrebbe influenzare la troposfera, modificando la circolazione atmosferica sull’Europa e favorendo l’arrivo di aria gelida dalle alte latitudini.

Se il raffreddamento stratosferico innescasse una risposta troposferica tardiva, il vortice polare potrebbe scendere di latitudine, portando con sé freddo intenso e precipitazioni nevose.

Quali regioni potrebbero essere colpite dalla neve?

L’eventuale irruzione fredda potrebbe interessare diverse zone, ma al momento le aree più a rischio sarebbero:
    •    Nord Italia, con neve possibile sulle pianure di Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna in caso di precipitazioni più organizzate.
    •    Centro Italia, con fiocchi di neve possibili in Toscana, Umbria, Marche e Abruzzo a quote collinari o, in casi più estremi, fino in pianura.
    •    Sud Italia, dove l’aria fredda potrebbe portare neve sui rilievi di Campania, Basilicata, Puglia e Calabria, con possibilità di imbiancate anche a bassa quota.

La possibilità di neve in pianura dipenderà molto dalla dinamica dell’irruzione fredda e dalla presenza di perturbazioni in grado di interagire con l’aria gelida.

Temperature in calo e possibili contrasti termici

Se le previsioni confermassero questa tendenza, dopo metà marzo assisteremmo a un brusco calo delle temperature, con valori ben al di sotto della media stagionale. I contrasti termici tra l’aria fredda in discesa e il Mediterraneo ancora relativamente mite potrebbero generare:
    •    Precipitazioni nevose fino a bassa quota, specialmente nelle aree interne e lungo il versante adriatico.
    •    Rischio di temporali nevosi, con rovesci intensi e accumuli localizzati.
    •    Venti tesi da nord-est, con raffiche che potrebbero amplificare la sensazione di freddo.

Quanto durerà questa fase fredda?

L’evoluzione resta incerta, ma in caso di irruzione fredda significativa, il ritorno del maltempo invernale potrebbe durare almeno 4-5 giorni, con un possibile graduale rialzo termico solo verso la fine di marzo.

Non è la prima volta che il mese di marzo regala episodi di neve tardiva, soprattutto dopo eventi di stratwarming. Nel 2018, il Burian colpì l’Italia a fine febbraio e si fece sentire anche nei primi giorni di marzo. Quest’anno lo scenario è simile, con la possibilità di un raffreddamento importante in una fase avanzata della stagione.

Neve dopo metà marzo? Tutto da confermare, ma il rischio esiste

Al momento, la previsione di neve in pianura rimane una possibilità da verificare con i prossimi aggiornamenti, ma i segnali meteo indicano che l’inverno potrebbe non essere ancora del tutto finito.

Bisognerà monitorare attentamente l’evoluzione del vortice polare e delle masse d’aria in arrivo dall’Artico. Se gli incastri atmosferici dovessero allinearsi, potremmo assistere a una delle irruzioni fredde più tardive degli ultimi anni, con sorprese nevose fino a quote molto basse.

Il mese di marzo non ha ancora scritto la sua ultima parola, e il freddo potrebbe tornare protagonista quando meno ce lo aspettiamo.

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