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Un incredibile incidente è accaduto a Roma, più precisamente al Policlinico Umberto I. A causa di uno scambio di vetrini della biopsia, un uomo di 35 anni sano è stato erroneamente diagnosticato con un tumore maligno alla mandibola . Il paziente, così, è stato sottoposto a un intervento invasivo ed i medici, basandosi sulla diagnosi errata, gli hanno rimosso l'osso e impiantato una placca. Dopo l'operazione è stata riportata una paresi facciale. L'errore è stato scoperto solo mesi dopo, quando un'analisi genetica indipendente ha rivelato che il tessuto esaminato non apparteneva a lui . L'uomo non aveva il cancro, ma ormai aveva subito danni irreversibili. Nel frattempo, resta il mistero sulla vera identità del paziente malato, che potrebbe aver ricevuto una diagnosi tardiva o errata. La Procura di Roma, con il pm Eleonora Fini, ha aperto un'inchiesta per lesioni gravi su denuncia dell'uomo, assistito dagli avvocati Andrea Bertolini e Giacomo Gaudenzi. I fatti sono avvenuti nel maggio del 2024 quando il paziente va nella clinica odontoiatrica del Policlinico, l'istituto Eastman, per rimuovere un dente del giudizio e una cisti. La cisti, come previsto dai protocolli, viene inviata in laboratorio per l'esame istologico. Al 35enne viene comunicato l'esito positivo il 10 giugno per un osteosarcoma. Viene spiegato che bisogna demolire la mandibola e poi sottoporsi a chemioterapia. A luglio l'intervento per impiantargli una placca che ricostruisce l'osso asportato. Il risveglio è drammatico; la parte destra del viso è paralizzata. A settembre 9 settembre gli viene comunicato che il nuovo esame istologico sull'osso rimosso “è negativo”. Anche al Regina Elena viene confermata la diagnosi di tumore. Tornato all'Umberto I i medici “mi dicono che forse la chemio non è più così necessaria…”. Il 21 ottobre il malato porta i vetrini all'università Cattolica per un nuovo esame, insospettito dopo i rinvii alla chemio. Gli esiti sono sconcertanti: il Dna non è il suo. E quindi qualcuno, con ogni probabilità, non è stato curato.