Meteo: clamoroso aggiornamento GFS. Split del Vortice Polare, gennaio storico. Gelo e bufere di neve in arrivo. Le mappe


di  Redazione, 27-12-2024 ore 13:00      Condividi su facebook  Condividi su whatsapp  


Negli ultimi giorni, i modelli meteorologici, in particolare il Global Forecast System (GFS), stanno evidenziando scenari che potrebbero preannunciare un gennaio memorabile sul fronte meteo. Diversi run del modello GFS confermano un evento straordinario: uno split del vortice polare a livello stratosferico, con conseguenze potenzialmente significative anche in troposfera.

Cos’è lo split del Vortice Polare?

Il vortice polare è una vasta area di bassa pressione che si forma sopra il Polo Nord durante l’inverno, con venti che ruotano in senso antiorario intrappolando aria gelida. Quando avviene uno split, questo vortice si divide in due o più lobi, spingendo masse d’aria gelida verso latitudini più basse. Il fenomeno è raro e, quando si verifica, può avere ripercussioni significative sul clima di vaste aree dell’emisfero settentrionale, Europa inclusa.

L’attuale previsione del GFS

Secondo le ultime simulazioni del modello GFS, lo split del vortice polare si starebbe configurando a livello stratosferico. Questo comporterebbe lo spostamento della massa polare verso l’Europa, con una configurazione particolarmente favorevole per l’arrivo di freddo intenso e nevicate anche a bassa quota. In particolare, alcuni ensemble model (spaghetti) indicano un crollo significativo delle temperature subito dopo l’Epifania, con scenari da gelo storico pronti a concretizzarsi.


Impatto sulla troposfera: quali rischi e conseguenze?

È importante sottolineare che lo split stratosferico, di per sé, non garantisce automaticamente un riflesso diretto in troposfera. Tuttavia, un evento di tale portata potrebbe innescare un riscaldamento stratosferico improvviso (Sudden Stratospheric Warming, SSW), un fenomeno che spesso favorisce discese di aria gelida verso l’Europa. Gli effetti in troposfera possono concretizzarsi dopo qualche settimana, ed è proprio questo il motivo per cui il periodo successivo al 6 gennaio appare cruciale.

I modelli mostrano segnali sempre più chiari di un crollo termico: temperature in picchiata su gran parte dell’Europa centrale e meridionale, Italia compresa, e la possibilità di nevicate diffuse fino in pianura. Gli spaghi di ensemble, infatti, mostrano una forte divergenza e un calo netto delle temperature, segno di un’incertezza elevata ma anche di un potenziale evento di grande portata.

Un gennaio da ricordare?

Qualora questa configurazione trovasse conferma, ci troveremmo di fronte a uno scenario di gelo e neve degno dei grandi inverni del passato. Eventi come quelli del 1985, 2012 o persino 1956 potrebbero tornare a far parlare di sé, con temperature sotto lo zero su gran parte del territorio e accumuli nevosi significativi anche in pianura, soprattutto sul Nord Italia e nelle aree interne del Centro-Sud.

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La cautela è d’obbligo

Sebbene i segnali siano chiari, è fondamentale adottare un approccio prudente. I modelli matematici sono soggetti a modifiche run dopo run, e solo nelle prossime settimane sarà possibile avere conferme più solide. Il comportamento del vortice polare è complesso e richiede un’analisi costante.

Conclusione

Ciò che è certo è che le premesse per un gennaio straordinario ci sono tutte. Se lo split del vortice polare si confermasse e trovasse risonanza in troposfera, l’Italia potrebbe prepararsi a un’ondata di gelo storica, con freddo e nevicate pronte a conquistare i titoli dei notiziari. Resta ora da monitorare con attenzione gli aggiornamenti dei modelli, per comprendere se davvero stiamo per vivere un inverno degno degli annali meteorologici.

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ECCO LA MAPPA a 10hpa che mostra lo SPLIT del VORTICE POLARE e le possibili conseguenze in troposfera



 

 




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