Sono passati 22 anni da quel terribile TERREMOTO che scosse il Molise e non solo. Ventidue anni fa, il 31 ottobre 2002, il Mezzogiorno è colpito da un violento terremoto che ha il suo epicentro tra i comuni di Santa Croce di Magliano, San Giuliano di Puglia e Larino, in Molise, una zona fino a quel momento considerata a basso rischio sismico. La scossa più violenta, quella delle 11.32 del mattino, viene avvertita distintamente anche in Puglia e in Basilicata. L’effetto più devastante del terremoto si verifica a San Giuliano di Puglia, un paese di circa 1200 abitanti della provincia di Campobasso. Il buio e la morte sono arrivati in un attimo. Alle 11.33 in punto. È bastata una sola scossa. Potentissima. Sei lunghi interminabili secondi, durante i quali quella che dal 1954 è la sede di tutte le scuole di San Giuliano è andata in frantumi. Tutti salvi, per puro miracolo, gli alunni della scuola materna e delle medie, radunati in un plesso attiguo alla scuola «Francesco Jovine» per festeggiare Halloween: i bambini della scuola elementare li stavano per raggiungere quando la scossa – 5.8 della scala Richter – ha fatto ripiegare su se stessa l’edificio, le cui strutture «erano state da poco ristrutturate e da soli due mesi regolarmente collaudate». «Al suolo, senza vita, è rimasto un numero ancora imprecisato di vittime. Sono stati recuperati dodici corpi: sono due donne adulte e dieci bambini, gli alunni della scuola elementare. Dalle macerie, ancora vivi, i soccorritori ne hanno estratti 27, molti dei quali sono stati trasferiti negli ospedali di Larino e Termoli. Al buio, soffocati da una montagna di calcinacci, ne sono rimasti 19. E con loro ci sono anche le quattro maestre. Si sentono flebili lamenti e significa che sono ancora vivi». Insieme ai Vigili del fuoco, ai forestali, ai volontari e ai genitori degli stessi bambini, a scavare con le mani e con i secchi, c’è anche il sindaco di San Giuliano, Antonio Borrelli, a sua volta padre di una bambina ancora sotto le macerie. Mentre si continua a lavorare esplode contro i giornalisti la rabbia dei parenti dei dispersi: «Sono soprattutto domande. Domande urlate. Come quella di un genitore che, dopo aver quasi aggredito un telecineoperatore, si chiede come una scuola appena ristrutturata e collaudata solo da due mesi sia potuta crollare. «Ma che cosa ci hanno messo? - grida - Non possono che averla costruita con la sabbia. È vero che la scossa è stata potente. È vero che molte case hanno subito crolli e sono inagibili. Ma sono ancora quasi tutte in piedi. È mai possibile che invece sia crollato il solaio di cemento armato di una scuola? Qui devono venire subito a galla le responsabilità. Lì sotto ci sono i nostri figli. I corpi dei nostri figli». In prima pagina Raffaele Nigro ritorna con la mente al terremoto dell’Irpinia dell’80: «Il parallelo più insistente che oggi si fa strada nella mia mente è tra la cattedrale di Balvano e la piccola scuola elementare di San Giuliano di Puglia. A Balvano era ora di messa, c’erano famiglie e soprattutto ragazzi sotto le coperture antiche di quella cattedrale alla cui stabilità non sono bastate le mani dei santi. Sono morti tutti. E in questa piccola scuola di San Giuliano che solo una ironia onomastica assegna alla Puglia ma che ha tutti i destini sismici del Molise, oggi avviene lo stesso, una decimazione di bambini. Una tragedia che mette in secondo piano il dramma che si consuma a pochi passi da scuola, nelle case crollate di alcuni anziani». Anche in diversi paesi della Capitanata si contano i danni: a Lucera numerosi palazzi antichi sono stati transennati per evitare nuovi crolli, a San Severo il palazzo comunale è lesionato, a Casalnuovo Monterotaro e Carlantino, distanti poco più di trenta chilometri da San Giuliano, decine di famiglie sono costrette a passare la notte fuori casa. «Tutta Italia piange i bambini di San Giuliano», titola, infine, la «Gazzetta» del 2 novembre 2002: il bilancio finale della strage della scuola «Jovine» è di 27 bambini e una maestra. «Il pianto di quei bambini straziati toglierà il sonno a chi ha colpe in questa tragedia. È vero, il terremoto non è prevedibile, è prevedibilissima invece la sciagurata leggerezza degli uomini. A San Giuliano non ci sarà una classe del ‘96: tutti i nati in quell’anno se li è portati in un soffio la violenza della natura e la cecità degli uomini» scrive Michele Partipilo. Oggi, al posto della scuola, sorge un memoriale in ricordo delle vittime. Un lungo processo ha stabilito le responsabilità: persino l’allora sindaco Borrelli, che quel 31 ottobre non vide mai riemergere viva dalle macerie sua figlia, è stato condannato a due anni e undici mesi di reclusione per omicidio colposo.